La storia del caffè: le sue origini
Per noi italiani si sa, il caffè è qualcosa di magico. Fa parte della nostra cultura, della nostra quotidianità.
Ma ne conosciamo davvero le sue origini?
Io stessa prima di decidere di scrivere questo articolo, ammetto che conoscevo solo una parte della sua storia.
La storia del caffè ha inizio nel lontano 500 d.C., in Africa, più precisamente in Etiopia, dove le piante di caffè crescevano rigogliose e selvagge tra i 1000 e i 1300 metri di altitudine.
Nello specifico, queste piante crescevano nella regione di Kaffa, nel sud-ovest dell’Etiopia, regione da cui il caffè prende il nome.
Lì, la tribù dei Galla era solita utilizzare semi e bacche di caffè come ingredienti per ricette a base di grasso animale.
Tra il XIII e il XIV secolo il caffè viaggiò al fianco dei guerrieri etiopi seguendoli nelle loro campagne militari.
Fu così che la pianta arrivò in Yemen, dove trovò terreno fertile per crescere e prosperare. Da qui il passo al Mar Rosso e poi a La Mecca e Medina fu breve.
Gli etiopi usavano il caffè nella sua interezza, sia i chicchi che le bacche, come spezia nella preparazione di particolari alimenti.Gli arabi però non amavano particolarmente il sapore della pianta utilizzata come spezia, così iniziarono ad usarla per preparare decotti.
Intorno al 1200 a qualcuno, il cui nome si è perso nella storia, venne in mente un’idea per rendere più piacevole quella bevanda: abbrustolire i chicchi di caffè e tritarli prima di farli bollire.
Fu allora che nacque il caffè come lo conosciamo oggi.
Alla Mecca e a Medina, già alla fine del 1400, sorsero luoghi di degustazione, una sorta di primi coffee shop della storia.
A Istanbul poi, intorno al 1554, nacquero le prime vere e proprie caffetterie chiamate qahveh o khaveh.
Il consumo di caffè invase anche l’Arabia.
Qui, essendo infatti vietato il consumo di bevande alcoliche, il caffè venne usato come bevanda di aggregazione: gli uomini si riunivano intorno a tazze di caffè per parlare e passare il tempo.
Quindi in un certo senso dobbiamo dire grazie agli arabi se oggi il caffè anche per noi rappresenta un momento di convivialità.
L’arrivo del caffè in Europa
Il caffè in forma di bevanda giunse in Europa solo nel 1600, ma come merce era già stato trattato dai Veneziani, abili mercanti, secoli addietro, e venduto come bevanda medica a prezzo altissimo.
Come avvenne questa “migrazione alimentare”?
Con la sconfitta degli Ottomani e la presa di Vienna, nei loro accampamenti furono trovati dei sacchi pieni di strani chicchi scuri.
Kolschitzky, un polacco che aveva vissuto in Turchia, convinse l’esercito a farseli consegnare e aprì una bottega del caffè: così nacque il primo caffè del mondo europeo, La bottiglia blu.
Già verso la fine del 1600 nel Regno Unito si contavano oltre 3mila caffetterie.
Durante l’illuminismo il caffè divenne la bevanda più apprezzata dalla classe elitaria europea: a Parigi e Londra in quegli anni si potevano trovare 300 locali che servivano caffè, contro i 10 locali di Vienna.
Fu invece un veneziano, Pietro Della Valle, il primo ad annunciare l’apertura di uno spaccio di caffè in Italia: era il 1615.
Tante sono le leggende che ruotano attorno al caffè.
Si narra ad esempio che Beethoven si preparasse il caffè contando i chicchi uno ad uno fino a sessanta: la dose esatta per ottenere una tazzina.
Johann Sebastian Bach celebrò il caffè dedicandogli una sinfonia dal titolo Kaffeekantate.
Voltaire ne fu uno dei più accaniti bevitori: si parla di circa trenta tazze al giorno.
Mentre il record sembra fosse detenuto dallo scrittore e drammaturgo Honoré de Balzac, con ben 50 caffè giornalieri.
Ma il caffè non è certo un’esclusiva di artisti e intellettuali: è consumato ogni giorno in miriadi di modi diversi da miliardi di persone di tutto il mondo.
Il caffè oggi
Ancora oggi in Turchia il caffè si prepara nel cezve, un bricco stretto di rame e ottone, dal lungo manico.
Per preservare al meglio gli aromi, i chicchi vengono macinati a mano, in un macinino d’ottone, fino a formare una polvere finissima.
Il caffè si prepara facendo bollire per due volte consecutive l’infusione, togliendo il cezve dal fuoco tra un’ebollizione e l’altra.
Al termine si aggiunge un cucchiaio di acqua fredda, così da facilitare il deposito della polvere di caffè sul fondo.
Si beve con calma, dopo aver aspettato che tutti i residui si siano depositati sul fondo, come vuole la tradizione.
In India questo tipo di caffè viene aromatizzato con la cannella, nei paesi arabi con cardamomo, mentre il caffè creolo contiene polvere di noce moscata, vaniglia e chiodi di garofano.
Nel suo paese natale, l’Etiopia, il caffè viene chiamato “buna” e la sua preparazione è ancora considerata un culto.
Si fa tutto in casa, dalla macinatura all’infusione, che avviene in una caffettiera in terracotta chiamata jebena.
A Vienna quello del caffè è un rito paziente, bisogna gustarlo con calma, magari indugiando nella lettura di un giornale.
In Grecia l’invito “pame gia kafes” (“andiamo a prendere un caffè“) è un rito, quasi come da noi in Italia.
Il caffè greco è un caffè bollito e risulta molto più diluito dell’espresso italiano, più simile al caffè americano, anche se ha un gusto molto più intenso e viene preparato usando il briki, un piccolo pentolino dal lungo manico.
Come avrai capito, ogni paese ha la sua storia legata al caffè e ogni volta che viaggio mi piace aggiungere tasselli su questa bevanda che ha stregato anche me.
4 Caffè particolari da provare in Italia
(ATTENZIONE: LISTA IN CONTINUO AGGIORNAMENTO!)
Nei miei viaggi ho provato vari caffè particolari.
Il più insolito e oserei dire anche coraggioso è di certo il Kopi Luwak provato a Bali.
Si tratta di un tipo di caffè prodotto con le bacche, ingerite, parzialmente digerite e defecate dallo zibetto, un animaletto a metà tra un panda e una scimmia, particolarmente ghiotto di bacche di caffè.
Oltre che essere un caffè decisamente particolare, il Kopi Luwak è anche il caffè più costoso al mondo.
Ricordo infatti di aver pagato per una tazzina l’equivalente di circa dodici euro.
Ma non è di caffè particolari in giro per il mondo che voglio parlarti in questo articolo, ma bensì di caffè particolari che ho assaggiato in Italia.
Delle vere e proprie varianti all’espresso tradizionale.
Partiamo con il primo: il caffè con la menta del Caffè Pedrocchi di Padova.
Il caffè con la menta del Caffè Pedrocchi
Se sei in visita a Padova una delle esperienze assolutamente da non perdere è il caffè alla menta del Caffè Pedrocchi.
Oltre che un’esperienza per il palato, questa si rivelerà anche un’esperienza per la vista, perché il Caffè Pedrocchi è uno dei più bei caffè storici d’Italia.
Gli ingredienti di questo caffè sono caffè, menta, panna e cacao amaro.
Il caffè alla menta più famoso al mondo è preparato rigorosamente in una tazza da cappuccino, non va zuccherato e non va nemmeno mescolato (viene servito infatti senza cucchiaino).
Il risultato finale, oltre che ad uno spettacolo per la vista, è una bontà assoluta per il palato, nella quale la menta dolce e fredda si mescola con armonia all’espresso amaro e caldo.
E’ talmente buono che ti dimenticherai persino il suo costo (3 € al banco).
La Moretta di Fano
La prima volta che ho sentito parlare della Moretta fanese mi trovavo sulle Dolomiti, quando un gruppo di marchigiani mi ha decantato la bontà di questa bevanda.
E da amante del caffè quale sono, potevo mai farmela scappare?
La Moretta di Fano è una bevanda tipica della città di Fano e il bar che ne raccoglie segreti e tradizioni è il Caffè del Porto, proprio sul lungo porto.
Si tratta di un mix fatto di caffè, liquore all’anice, rhum e brandy.
Molti narrano che anticamente, per scaldarsi durante le gelide notti invernali, i marinai usassero mescolare il caffè bollente ai fondi avanzati nelle varie bottiglie di liquori, dando così vita a una bevanda calda e ogni volta differente.
La sua preparazione avviene rigorosamente in un bicchierino di vetro.
Sul fondo del bicchiere viene adagiata una scorza di limone evitando la parte bianca più amara, vanno poi uniti i tre liquori (1 cucchiaino di brandy, uno di rhum e due di liquore all’anice) e aggiunto un cucchiaino di zucchero.
A questo punto si prepara l’espresso facendolo scendere nel bicchierino, avendo cura di tenerlo inclinato in modo che la schiuma e il caffè restino ben distinte.
In questo modo saranno ben visibili i tre strati con i tre colori.
All’interno del Caffè del Porto si può trovare in vendita anche il Liquore Moretta che viene usato dal locale per preparare questo caffè speciale e che racchiude il mix perfetto dei tre liquori impiegati. Così, riprodurlo a casa, sarà decisamente più facile!
Nel 2006, la Moretta ha ricevuto il riconoscimento di cocktail ufficiale dall’AIBES, Associazione Italiana Barmen e Sostenitori, e poco più tardi, nel 2011, è stata dichiarata prodotto agroalimentare marchigiano di eccellenza.
Perfetta sia come digestivo, che come energizzante, ma anche come coccola, perché ti garantisco che non ti accorgerai nemmeno dell’alcool.
Per i fanesi è davvero un must e se capiti a Fano non puoi davvero lasciartela scappare.
Il costo della Moretta fanese al Caffè del Porto è di 2,20 € seduti al tavolo.
Il caffè con Anisetta del Caffè Meletti
Tra i caffè particolari assolutamente da assaggiare in Italia, c’è il Caffè con Anisetta del Caffè Meletti di Ascoli Piceno.
Sito nel cuore della centralissima Piazza del Popolo, Caffè Meletti è una rara espressione del Liberty nelle Marche, con decorazioni floreali e arredi originali perfetti.
L’edificio venne costruito alla fine del 1800 come sede delle Poste e Telegrafi.
Nel 1903 venne acquistato da Silvio Meletti e trasformato nel caffè di famiglia.
Molti i personaggi illustri che sono passati di qui: da Vittorio Emanuele II a Edoardo de Filippo, da Jean Paul Sartre fino a Hemingway.
Il caffè è stato anche set di spot pubblicitari e film come “Alfredo Alfredo” del 1972, con Dustin Hoffman e Amanda Sandrelli.
Nel 1870 Silvio Meletti diede vita all’Anisetta, perfezionando la ricetta di famiglia del liquore all’anice e inventandosi un alambicco in grado di distillare il liquore molto lentamente.
Un liquore unico e delicato, grazie anche alla scelta dell’anice Pinpinella Nisum, coltivato con cura sui terreni argillosi della città.
Sedersi nei tavoli all’aperto del Caffè Meletti e godersi il caffè corretto con Anisetta è un vero viaggio immersivo.
Viene servito abbinato alla caramella che ricalca lo stesso sapore dell’Anisetta e ti darà davvero la carica giusta per affrontare la giornata.
Specie se come me lo assaggerai alle 10 di mattina!
Il costo di questa botta di adrenalina? 3,5 € seduti al tavolo.
Il caffè con Latte di Mandorla di Lecce
Nella lista dei caffè particolari d’Italia, assolutamente da non perdere, figura di certo il caffè con latte di mandorla del Salento.
Questo caffè, noto anche col nome di Caffè in ghiaccio è una tipica bevanda salentina, in particolare di Lecce, ed è proprio qui che l’ho assaggiato la prima volta.
Questa tipica specialità viene realizzata unendo al caffè, il ghiaccio e il latte di mandorla e rappresenta la bevanda estiva pugliese per eccellenza, adatta per una colazione, ma anche come break per rinfrescarsi dalla calura estiva.
Il caffè con latte di mandorla del Salento è stato ideato negli anni 50’ dalla famiglia di torrefattori salentini Quarta.
Ma una credenza popolare vuole che il caffè in ghiaccio sia anche un’usanza della città di Valencia denominata Cafè del Tiempo, dove nell’Ottocento veniva preparato con pezzetti di ghiaccio, menta o buccia di limone.
Potrai assaggiarlo in tutto il Salento, ma un posto che mi sento assolutamente di consigliarti è la Pasticceria Dentoni a Torre dell’Orso, oltre che ovviamente, tutti i caratteristici bar del centro storico di Lecce.
Il costo del caffè con latte di mandorla è in media di 2,5 €.
Spero di averti dato qualche spunto originale per il tuo prossimo caffè.
Se questo post ti è stato utile lasciami un commento e come al solito, se anche tu hai un caffè particolare in Italia da consigliarmi scrivimelo qui sotto.
Non mi resta che dirti… BUON CAFFE’!
Che articolo interessante! Non conoscevo questi caffè particolari in Italia e ora sono curiosa di provarli tutti!
Ciao Liv! Sono contenta che l’articolo ti sia piaciuto! Non mi resta che dirti buoni caffè allora! 🙂