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Qual è il modo migliore per superare le proprie paure?
Affrontarle.
Sembra una risposta semplice e a tratti anche banale, ma il mettersi costantemente alla prova cercando di vivere in maniera più equilibrata, è quanto di più difficile possa esserci.
Al contempo tutto questo nasconde qualcosa di emozionante ed estremamente affascinate.
Ognuno di noi ha qualcosa che lo spaventa, qualcosa da cui si tiene a debita distanza.
Spesso a spaventarci sono la paura dell’ignoto e il non sapere.
E spesso queste paure fanno rima con il vuoto, con l’altezza, con un pericolo imminente e incontrollabile.
Hai mai sentito parlare di funambolismo?
Cos’è il funambolismo: un mix di arte, filosofia e stile di vita
Sono sempre stata affascinata da chi, per diletto o professione, decide di staccare i piedi da terra e cercare la sua libertà.
Non so perché, ma ho sempre pensato ci fosse una ragione precisa (oltre ovviamente ad un briciolo di pazzia e spregiudicatezza) a spingere un artista o un appassionato verso la paura.
Il funambolismo è di certo una di quelle discipline in cui si prova paura, ma allo stesso tempo è un’arte che trasmette curiosità e ammirazione.
Ma in cosa consiste esattamente?
Letteralmente il funambolismo è l’arte di camminare in equilibrio su di una fune posta ad altezze diverse rispetto al suolo.
La sua nascita sembra sia avvenuta nelle regioni montuose dell’Asia Centrale (Uzbekistan), dove i pastori, già anticamente, avevano imparato ad attraversare le gole su una corda.
Diffusa nell’antichità come esercizio circense e praticata anche da artisti di strada, quest’arte prevede che il funambolo tiri una corda ben tesa tra due ancoraggi fissi e vi deambuli sopra, a corpo libero o tenendo tra le mani un’asta per stabilizzare la sua posizione.
La disciplina può essere praticata a svariate altezze dal suolo e c’è chi preferisce camminare sul cavo senza alcuna protezione, e chi si assicura con una corda o si mette sotto una rete per evitare cadute potenzialmente mortali.
Facendo una ricerca online ho scoperto tante meravigliose imprese compiute dai funamboli, ma una mi ha lasciata particolarmente a bocca aperta.
Siamo nel luglio 1876 e in occasione del centenario dalla nascita degli Stati Uniti d’America, una fune viene tesa sulle Cascate del Niagara: un capo sul versante statunitense e l’altro su quello canadese.
Tra i tanti artisti che l’attraversano una sola è donna: si chiama Maria Spelterini, è di origine italiana, ha 23 anni ed è tuttora l’unica donna ad aver compiuto un’impresa simile alle Cascate del Niagara.
Maria era originaria di Livorno, nata da una famiglia di circensi.
La predisposizione quindi era nell’aria, ma… a caratterizzare questa giovane donna erano il suo sangue freddo e le sue esibizioni piuttosto inusuali: con polsi e caviglie legati, bendata, con i piedi in cesti di vimini, camminando all’indietro.
So cosa stai pensando… “Questa era matta…!” e all’inizio in effetti l’ho pensato anch’io, ma parlando con Andrea Loreni, funambolo di professione, ho capito cosa si cela dietro a quest’arte.
Non un semplice (si fa per dire!) lavoro, ma un vero e proprio stile di vita e modus operandi.
Il funambolo Andrea Loreni e la strada per la felicità
Fare il funambolo non è di certo una di quelle vocazioni e aspirazioni che si hanno da bambini.
Anche se la sua parte magica e fantastica non lo rende tanto diverso dal sogno di diventare un astronauta o un pilota di aerei.
Forse non è un caso che mi siano venuti in mente proprio questi due esempi. In fondo ognuno di essi è caratterizzato da un grande rischio, ma anche da un “contatto” con un mondo diverso, sollevato da terra.
Andrea Loreni, occhi azzurro ghiaccio, barba lunghissima e sguardo da buono, è l’unico funambolo in Italia ad essere specializzato in traversate a grandi altezze.
Nasce a Torino nel 1975 e tra una laurea in Filosofia, spettacoli di strada e lezioni di circo contemporaneo, si avvicina al suo grande amore: il funambolismo.
Camminare su cavi a grandi altezze per Andrea è un modo di vivere.
Ha camminato sopra l’acqua o immerso nel verde delle montagne, per il cinema e la televisione, in piano e in pendenza, in silenzio o con sottofondo musicale.
Con il suo cavo ha percorso i cieli di Torino, Roma, Venezia, Perugia, Firenze, Genova, passando per la Svizzera, la Thailandia, la Serbia e l’Israele.
Nel 2011 ha anche stabilito il record italiano nei cieli di Pennabilli, in Romagna, percorrendo 250 metri a 90 metri d’altezza.
Il rapporto con il cavo e il vuoto, la componente fisica, ma soprattutto mentale di questa sfida e la ricerca continua dell’essenza autentica, lo portano durante le sue traversate, a mettere insieme corpo, mente e spiritualità.
Da qui l’inizio della meditazione Zen sotto la guida di Shodo Harada Roshi presso il monastero di Sorgen-ji a Okayama, in Giappone, da cui è stato tratto anche il documentario “Any step is a place to practice“.
Andrea sembra nato su quella fune e guardarlo camminare sul filo, sospeso a grandi altezze, sembra la cosa più naturale del mondo.
Il suo sguardo è calmo, i suoi occhi sono rilassati e i suoi piedi sembrano danzare su quei 14 millimetri di diametro.
Ma la naturalezza è solo apparente perchè ogni passo nasconde una profonda battaglia interiore.
Dietro c’è tanto studio e una linea di paura che sempre lo accompagna, ma con cui ora,ha imparato a danzare.
E proprio con la paura è partito tutto.
Ecco cosa mi ha raccontato Andrea.
A tu per tu con Andrea Loreni: il funambolo che pratica lo zen
COME SI DIVENTA FUNAMBOLI
“Credo sia partito tutto dalla paura della morte. Questo mi ha spinto ad affrontare la paura come sentimento e a vedere che si possono fare delle cose nonostante ci sia la paura.”
SENSAZIONI DEL CAMMINARE NEL VUOTO
“Paura, libertà, presenza, una densità rara di emozioni. Sul cavo sono esattamente ciò che sto facendo, sono solo qui e ora, che è il modo di vivere dello Zen.”
RAPPORTO CON LA PAURA
“All’inizio era un urlo, poi un flusso di parole, poi un bisbiglio, sempre presente certo, ma ora mi sono abituato ad averla ed è diventato un attrezzo che uso per stare attento. Non la sfido. Piuttosto cerco di accoglierla gentilmente, con la mente e con il corpo.
Mi soffermo sul momento, sul piede poggiato al cavo, cercando di fermare i pensieri e ascoltare il silenzio. La paura mi permette di fare il mestiere del funambolo, perché solo avendo paura posso mettere la giusta attenzione nel mio camminare.
Quando hai allestito il cavo in totale sicurezza, il rischio è lo stesso che c’è nella vita: nessuno è immortale. E’ staccarsi da quello che c’è dietro, dalle sicurezze, che fa paura. Se però lo accetti e vai oltre, un passo dopo l’altro, scopri che il problema non sono mai le condizioni esterne, ma noi stessi. E’ questo che ho imparato camminando su un filo: a capire chi sono e ad amarmi per quello che sono. E quando ci riesci, arriva la felicità.”
ALLENAMENTO QUOTIDIANO E PREPARAZIONE
“Ogni volta è la prima volta. Mi alleno ad avere un corpo flessibile, faccio molto stretching ed esercizio fisico lento come il Thai Chi, alleno la mente a non pensare e mi soffermo sul respiro. Sono i piedi che mi portano dall’altra parte del cavo, non la testa.”
LE TRAVERSATE
“La prima traversata è stata nel 2006 (avevo 31 anni) sul Po’, vicino Torino. La settimana prima e quella dopo ho provato un mix di euforia, preoccupazione e gioia.
La traversata più alta è stata a Rocca Sbarua sopra Pinerolo, in Piemonte, tra due picchi montani dove ho passeggiato a 160 mt da terra.
La traversata più lunga invece a Pennabilli dove ho percorso 250 metri a 90 metri d’altezza.
Quella più paurosa forse all’arco olimpico a Torino. Era una delle prime, avevo ancora alcune cose da imparare e non mi sentivo troppo sicuro.”
I PENSIERI PRIMA/DURANTE/ DOPO LA TRAVERSATA
“Prima della traversata sono impegnato nell’allestimento e nel montaggio. L’attrezzatura è molto pesante e la parte tecnica richiede la giusta attenzione. Durante la traversata i pensieri ci sono, ma cerco di non ascoltarli. Dopo invece mi volto indietro e mi stupisco sempre di cosa ho fatto.”
DURATA DI UNA TRAVERSATA
“Le traversate che ho fatto fino ad ora hanno avuto una durata tra i 10 e i 19 minuti, ma il tempo sul cavo è qualcosa di strano.
Essendo uno spettacolo e una performance io sono aperto al pubblico. Sento che ho la gente attorno, anche se spesso si crea naturalmente una sorta di silenzio automatico durante le esibizioni.”
LA VITA DI UN FUNAMBOLO
“Normalmente cerco anche per terra la grazia necessaria sul cavo. Lo Zen per me è nella vita di tutti i giorni: allungare il respiro e svuotare la testa dai pensieri.
Nel concreto mi godo ciò che ho: una moglie e una bimba favolose. Cerco di passare molto tempo con loro, immerso nell’amore, perché quando ami sei gentile, sei morbido, respiri bene e hai il corpo rilassato.”
SOGNI/OBIETTIVI FUTURI
“A Gennaio 2020 inizierò la formazione per la creazione di nuovi funamboli. Questo progetto culminerà ad agosto 2020 a Galway, in Irlanda, in un grande spettacolo di funambolismo con oltre 200 funamboli non professionisti. Lo scopo è quello di far diventare il funambolismo un metodo di crescita personale.
Il sogno invece…. Fare una traversata sul ponte sospeso più lungo al mondo (5 km), vicino a Kobe, in Giappone.“
INSEGNAMENTI E SPERANZE PER LA FIGLIA
“Vorrei che mia figlia sapesse che da grande si può fare sia il giocoliere che il funambolo: a me questa cosa non è stata detta.
Si può fare ciò che ci rende felici. Anche se viviamo in una società che esalta il sacrificio, le scelte piccole e i compromessi, possiamo essere ciò che siamo.
Ecco, vorrei trasmetterle che la libertà è la cosa più importante e che lei va benissimo così com’è. Ognuno di noi ha un valore semplicemente per com’è. Vali perché sei.”
Parlare con Andrea è stata la conferma che le paure sono solo nella nostra mente, che i limiti più grandi siamo noi stessi a porceli.
E che forse il modo migliore per riuscire a affrontare la paura è proprio provare ad accoglierla e a non vederla soltanto come una cosa negativa, ma piuttosto come un’opportunità per superare i nostri limiti e metterci alla prova.
Un’occasione per uscire dalla nostra comfort zone e scoprire che siamo molto di più di ciò che crediamo.
Grazie Andrea per la tua disponibilità e continua ad emozionarci con il tuo lavoro.
(Tutte le foto presenti in questo articolo sono soggette a copyright e di proprietà di Andrea Loreni)