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Di recente anche in Italia sta emergendo il valore della fotografia come arte. Finalmente!
Dobbiamo ammetterlo purtroppo, noi italiani siamo spesso a scoppio ritardato.
Ma per fortuna le cose stanno cambiando e negli ultimi anni si vedono ruotare su e giù per lo stivale mostre fotografiche di artisti di fama internazionale.
Steve McCurry ha fatto da apripista, per poi lasciare spazio a Salgado e arrivare ad Elliott Erwitt.
Chi è Elliott Erwitt
Classe 1928, nasce a Parigi da genitori russi emigranti. Trascorre i primi anni della sua vita in Italia, ma poi a causa del fascismo arriva in America, dove si forma alla Hollywood High School.
Le sue foto riscontrano subito successo e così Elliott Erwitt si ritrova a viaggiare tra Europa, Italia e mondo.
Autore di documentari e testimone di momenti storici epici, a lui vengono spesso commissionate campagne pubblicitarie dove riesce ad unire efficacia ed ironia.
4 divorzi, non è di certo la persona che crede al “per sempre”, ma almeno si può dire ci abbia provato!
È un uomo di poche parole Elliott Erwitt, gli si devono alcuni degli scatti più famosi degli ultimi settanta anni, ma a sentire lui, molti di questi sarebbero nati quasi per caso “ero lì, e ho scattato la foto”.
Erwitt ha accettato l’invito ad inaugurare la mostra quasi a sorpresa.
Essendo molto anziano in pochi pensavano avrebbe attraversato l’oceano per il taglio del nastro.
Ma c’era forse anche un altro motivo.. un sassolino nella scarpa che forse l’artista voleva togliersi prima di morire.
Vissuto in Italia da bambino e costretto a lasciarla per colpa di Mussolini (la famiglia Erwitt era ebrea), il fotografo ha voluto essere accompagnato a Predappio.
Lì… dove giacciono ancora le spoglie di chi ha deciso il suo destino.
Gli è sembrato strano visitare la sua abitazione: lui aveva dovuto abbandonare la sua casa quando era bambino, mentre quella di Mussolini era ancora lì, come se non se ne fosse mai andato.
Elliott Erwitt e la mostra Personae
La mostra fotografica Personae raccoglie 170 scatti scelti direttamente dal maestro Elliott Erwitt insieme alla supervisione di Biba Giacchetti.
Scatti in bianco e nero per cui l’artista è diventato famoso, uniti a scatti a colori meno noti al pubblico.
Agli inizi della sua carriera, negli anni 40’ la fotografia era prevalentemente in bianco e nero, poi con gli anni il colore migliora e viene sempre più richiesto da cinema e giornali, ed Erwitt, impegnato spesso in campagne di comunicazione, porta avanti contemporaneamente i due stili.
Passando da una foto all’altra emergono tutti i suoi tratti: l’eleganza compositiva, la profonda umanità, l’ironia e la comicità.
E’ per tutti questi aspetti che viene definito il fotografo della commedia umana.
Scatti di vita quotidiana si alternano a scene di set cinematografici con attori dal calibro di Marilyn Monroe, Clark Gable , Sofia Loren e Arnold Swarzeneger.
Momenti di politica che vedono tra i protagonisti un giovane e sorridente Che Guevara e Fidel Castro, si affiancano a momenti celebrativi americani come il funerale di J.F. Kennedy o festeggiamenti con il presidente Barak Obama.
Sono suoi poi molti scatti non convenzionali realizzati a Marilyn Monroe. Davvero profondi.
Elliott Erwitt: sensazioni ed emozioni
Nei suoi scatti non vi è l’eccesso, non vi è l’esaltazione, ma una semplice visione della realtà.
Sono frutto di un rapido momento, non di uno scatto covato e pensato per ore.
La sensibilità giusta al momento giusto.
Personalmente ho amato molto le sue foto in bianco e nero, che poi è lo stile che lo caratterizza.
“Per i miei scatti personali non uso il colore. Quello lo riservo al lavoro. Ho già una vita abbastanza complicata, quindi mi limito al bianco e nero e mi va bene così. Il bianco e nero è il compendio che permette di arrivare all’essenziale, ma è molto più difficile azzeccarlo. Il colore, invece, è più adatto all’informazione.”
Celebri sono anche le sue foto con i cani che negli anni sono divenute vere e proprie icone.
“Le foto dei cani hanno una duplice chiave di lettura. Colti in determinate situazioni i cani sono semplicemente divertenti. Ma i cani possiedono anche qualità umane, e nel mio intento riguardano proprio la condizione umana.”
Elliott Erwitt e gli scatti a Marilyn Monroe
Ho ammirato gli scatti di Marilyn Monroe e poi ho proseguito la mostra, ma dopo poco sono tornata lì, come ipnotizzata.
Elliott Erwitt ha saputo catturare aspetti della Marilyn donna e non della Marilyn diva e sono rimasta vari minuti fissa su quegli scatti.
Sarà stato il suo sorriso, la sua naturalezza, o il fatto che negli scatti più comuni emerge solo l’aspetto da celebrità e non quello umano.. ma il mio sguardo è stato letteralmente catturato da quelle foto.
Scatti rubati in momenti di relax, fuori dai riflettori.
“Marilyn era una donna estremamente intelligente, sensibile e anche simpatica. Era praticamente impossibile farle una brutta fotografia.”
Forse quelli che mi hanno colpita più di tutti all’interno della mostra, insieme allo scatto realizzato durante i funerali di J.F.Kennedy dove Erwitt riesce a catturare sotto la veletta le lacrime della moglie vedova.
La riprova che per essere un ottimo fotografo non devi fare scatti perfetti, ma avere quella sensibilità per andare oltre e vedere ciò che gli altri non vedono.
Se dovessi sintetizzare in due parole lo stile di Elliott Erwitt userei proprio i termini sensibilità e autenticità.
E da contorno anche tanta ironia.
“Provo quasi imbarazzo a dirlo, ma ho effettivamente uno stratagemma cui ricorro per i ritratti su commissione. Mi porto in tasca una trombetta da bicicletta e di tanto in tanto, quando il soggetto ha un’espressione cupa o rigida, la suono. E’ una sciocchezza, ma funziona. “
Gli scatti a colori lasciano trasparire meno quell’emozione e quell’autenticità, forse perché il più delle volte si trattava di incarichi commissionati e non di scatti personali.
“Non sono uno di quei fotografi che dicono: non so bene cosa voglio ottenere, lo vedrò al momento”.
Un artista da conoscere.
Una mostra da vedere.
Una sensibilità da cogliere.
Dettagli di momenti storici da conoscere.
Info utili
La mostra è visitabile presso i Musei San Domenico di Forlì in Piazza Guido da Montefeltro.
Per informazioni sugli orari e sulla durate guardate qui
Biglietto intero: 11 euro
Biglietto cumulativo: 14 euro con la possibilità di visitare anche la mostra “Mustafa Sabbagh XI Comandamento: non dimenticare”, la Pinacoteca civica e Palazzo Romagnoli.
Bellissimo post. Amo lo fotografia e mi perderei per ore nelle gallerie ad osservare certe foto.
Bellissima questa mostra fotografica! Grazie per averla raccontata in modo così dettagliato ed esaustivo!
Anch’io sono come te Camilla! Sono capace di restare ore davanti a foto che mi piacciono! 🙂