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Ci sono diversi modi per raccontare la storia. Documenti, testimonianze, e .. oggetti.
Sono proprio questi ultimi a profumare di intimità della vita quotidiana e a conservare la memoria di ricordi e vicissitudini.
Se ti dicessero che la storia può essere raccontata attraverso l’uso e la simbologia del bottone tu ci crederesti?
Forse no.
Bene, sono pronta a farti ricredere e a raccontarti cosa si cela nel cuore della meravigliosa Santarcangelo di Romagna.

Come nasce l’unico Museo del Bottone in Italia
Siamo negli anni 20’ quando il Sig. Giacomo Gallavotti apre una piccola attività commerciale nel cuore di Santarcangelo rilevando un vecchio bazar, chiuso da vent’anni.
In questo piccolo bazar viene ritrovata molta merce di fine 1800, fra cui proprio due pareti di scatole di bottoni, in stile liberty e art decò.
Gli anni passano e il bazar diviene nel tempo un vero e proprio negozio e punto di riferimento per la popolazione locale e non solo.
Cresce la clientela e con essa la qualità della merce, che viene scelta e comprata direttamente a Milano dal sig. Giacomo.
Come vuole il detto “Da padre a figlio…” l’attività passa nelle mani del figlio Giorgio Gallavotti che, insieme alla moglie, fa risplendere la merceria fino al 2002.
Ma è verso gli 80’ che a Giorgio (classe 1935, ma verve ed entusiasmo che fanno un baffo ai giovani d’oggi) nasce l’idea del Museo del Bottone.

Tanti anni in merceria, una passione sfrenata per il suo lavoro e la curiosità di approfondire cosa si celasse dietro al mondo dei bottoni.
Ed ecco che quelle scatole di bottoni, piene di polvere, ritrovate tanti anni prima, tornano alla luce.
Giorgio inizia a cucirli uno per uno, su dei cartoncini, aggiungendo informazioni sui materiali e sugli anni, e man mano che i cartoncini aumentano si delinea tra le sue mani la storia dei primi 60 anni del 1900.
Ecco l’intuizione: attraverso il bottone si poteva raccontare la storia sociale, economica, politica, di costume e di moda del nostro paese.
“Ho capito che quando qualcuno fa un disegno non lo fa a caso, ma c’è sempre cognizione di causa. Così ho realizzato che si poteva raccontare la storia attraverso la simbologia del bottone” mi dice Giorgio visibilmente ancora emozionato, nonostante siano passati 10 anni dall’apertura del Museo.
Ed ecco che il 10 maggio 2008 inaugura a Santarcangelo di Romagna il primo museo del bottone d’Italia, con circa 8500 bottoni.

Il bottone attraverso la storia: significati e curiosità
Il bottone ha sempre fatto parte delle nostre vite ed è in grado di raccontare la storia dell’umanità sotto tutti gli aspetti sociali.
Sei ancora incredulo? Ok… siediti che ti racconto.
I nobili fino a metà del 1800 hanno sempre fatto a gara tra loro nello sfoggiare la reggia più bella o il salone più lussuoso, ingaggiando i migliori artisti, architetti e artigiani affinchè creassero qualcosa di esclusivo per loro.
Il bottone faceva parte di questo gioco.
Il bottone nell’umanità si divide infatti in due settori ben distinti: il mondo antico (1200- metà 1800) e quello moderno (da metà 1800 ai giorni nostri).
Nel mondo antico i bottoni erano prerogativa degli uomini, che ne portavano un’esagerazione, dai 50 ai 200, e tutti erano opere d’arte.
Il materiale era dal diamante in giù e li indossavano per ostentare ricchezza, potenza e potere.
Quei bottoni per loro erano veri e propri gioielli. Più bottoni avevano, più prezioso era il materiale e più potevano ostentare ricchezza e potere.
Ti cito un caso che mi ha lasciata letteralmente a bocca aperta.
Francesco I, Re di Francia, nel 1500 si fece fare una veste di velluto nero con 13.600 bottoni d’oro.
Sì, hai capito bene, 13600!!!
Doveva ricevere un sultano e voleva far vedere che tra i due, quello più ricco era lui.
Per ragioni diplomatiche all’epoca un re non poteva di certo dire ad un sultano “Io sono più ricco di te”, così fece parlare i bottoni.
Pazzesco, vero?

Le donne invece nel mondo antico ricorrevano ai bottoni di rado, portavano gioielli veri e si allacciavano le vesti soltanto con i lacci.
Nel mondo moderno il gioco si ribalta, perché il bottone diventa lo status simbol della donna, mentre l’uomo impiega bottoni molto semplici, solo per unire due lembi di stoffa.
Insomma se hai capito bene, il bottone nella storia ha avuto davvero un ruolo cruciale e può essere ricollegato ad almeno dieci facce di lettura.
Ci sono infatti bottoni di ostentazione, di comunicazione, da lutto, psicologici, di seduzione, di provocazione, a luci rosse, del gossip, di superstizione e dei rapporti tra uomo e donna.
In che senso? Bè.. se ci pensi bene un bottone messo nel punto giusto, aperto o chiuso, poteva lanciare tanti messaggi un tempo, e forse lo fa ancora oggi! 😉

Le sezioni del Museo del Bottone di Santarcangelo di Romagna
Il museo del bottone inaugurato nel 2008 con 8500 bottoni oggi ne conta 13600.
Il museo si compone di tre sezioni.
La prima sezione è legata alla storia del 1900 e 2000 con bottoni che ricostruiscono le vicende politiche, sociali e di costume italiane.
In questo caso i bottoni raccontano gli avvenimenti che hanno cambiato il mondo: l’emancipazione femminile, le Olimpiadi, i campi di concentramento, la Fiat, la caduta del muro di Berlino..
La seconda sezione riguarda i materiali, quindi bottoni realizzati su materiali molto diversi tra loro.
L’ultima parte della mostra invece riguarda le curiosità dal mondo con bottoni dal 1600 ai giorni nostri.
Qui ritroviamo il bottone più antico del museo, quello ritraente Lorenzo il Magnifico.
Questa forse è la sezione che più mi ha incuriosita perché vi sono bottoni che appartengono a personaggi famosi o che ritraggono personaggi famosi e luoghi storici, bottoni lavorati con tecniche particolari e ancora bottoni con un chiaro messaggio intrinseco.

Alcuni bottoni davvero speciali
Tra i tantissimi bottoni che Giorgio mi ha mostrato, ma soprattutto spiegato, ce ne sono alcuni che mi sono rimasti nel cuore più di altri.
Hai presente D’Artagnan? Sì’ proprio l’intrepido moschettiere dei cartoni animati.. Ecco grazie al bottone ho scoperto che non solo è esistito, ma che è stato anche raffigurato in vari bottoni.
E poi ancora… sapevi che Pablo Picasso e Coco Chanel hanno lavorato insieme per la rivista “Il Cabaret” e che proprio Picasso disegnò un bottone per la famosa stilista?
Si tratta di un bellissimo bottone degli anni 20’, tipico dello stile di Picasso, con un grande velo interpretativo, raffigurante un cavallo stilizzato su una maiolica avente un tocco d’oro.
E ancora… un bottone ritrovato nel campo di concentramento di Birkenau, che se potesse parlare…
E come dice Giorgio… dopo tantissimi esemplari del mondo antico e moderno, mancava solo qualcosa dall’alto e da altrove… così ecco arrivare i bottoni della veste di Papa Francesco e i bottoni portati nello spazio dagli astronauti Cristoforetti e Parmitano.
Potrei descrivertene tanti altri, ma così facendo ti rovinerei la gioia di scoprirli da solo.

Cos’è il Museo del Bottone oggi
Da quanto hai letto fino a qua ti aspetterai magari un museo enorme fatto di grandi sale con teche trasparenti e tanti bottoni ben in vista.
Mi dispiace disilludere le tue aspettative, ma sei fuori strada!
Nulla di tutto questo! Il Museo del Bottone è qualcosa di molto più intimo e raccolto.
Si tratta di una piccola sala, che però racchiude al suo interno un enorme patrimonio di cultura.
Un piccolo museo privato a offerta libera che si autosostiene con donazioni spontanee.
Tutto sorridente Giorgio mi confessa “Oggi il museo vanta circa 40.000 visite all’anno e in 10 anni siamo arrivati a 400.000 visite totali. Le nazioni straniere sul libro delle firme sono 144 su 196 esistenti al mondo e abbiamo in mostra i bottoni di 54 nazioni. Ecco perché possiamo dire che abbiamo conquistato il mondo!”
Eh Sì Giorgio, quel mondo l’hai proprio conquistato, perché con la passione, la tua perseveranza e il tuo coraggio, sei riuscito a farti conoscere in tutti e 5 i continenti e a far parlare di te e della tua creatura.
La stilista giapponese di bottoni Yuuka Miyazono è venuta apposta dal Giappone per conoscerti e per far arrivare la storia del tuo museo nel suo paese, in Patagonia è stato inaugurato un museo dei bottoni con una sala in tuo onore, in America ti hanno dedicato trafili all’interno di importanti testi, tante sono state le tesi di laurea che hanno avuto come tema il museo e tu sei stato più volte ospite in tv per promuoverlo.
Se qualcuno ti chiede “Cos’è per te il bottone?” tu non hai dubbi e dai una risposta secca “Il bottone è la memoria della storia.”
Perché è vero che i materiali e le tecniche impiegate sono le più diverse, ma il bello di questo Museo è che due bottoni degli astronauti Cristoforetti e Parmitano di una polo moderna di poliestere del valore economico di 0,5 centesimi hanno la stessa valenza storica di un bottone disegnato da Pablo Picasso per Coco Chanel con un richiamo d’oro.
La valenza storica è identica, anche se il valore economico è agli estremi.
Che dire…” il bottone è il confine immaginario e fisico tra il mondo esteriore e quello interiore”.
E tu che leggi, non fermarti all’apparenza di una stanza piccola!
Quella stanza piccola è più piena di tante altre grandi, che però non hanno nulla da raccontare.
E se avrai la fortuna di incontrare Giorgio.. lasciati guidare dai suoi racconti e dalla sua passione.
Scommettiamo che ti emozionerai com’è successo a me?

INFO PER VISITARE IL MUSEO
Il museo si trova in Via Della Costa 11 a Santarcangelo di Romagna (la mia città del cuore che ti consiglio di visitare con calma).
Orari: tutti i giorni dal lunedì alla domenica (invernale 10 – 12 / 15- 18 ; estivo 10-12h /16-18.30)
Entrata: offerta libera
Contatti: 0541 624270
Bellissimo. Molto interessante davvero. Adoro i bottoni. Pensa che un giorno ho comprato un abito e ho applicato sul colletto e su tutti i bordini in fettuccia 150 bottoni neri di 15 forme diverse. Non ti dico quanto ho speso. Ma ho adorato quel vestito così prezioso (per me).
Che meraviglia Raffaella! Ci credo fosse preziosissimo per te e non solo per il valore economico, ma soprattutto per quello affettivo! Grazie per aver condiviso questo ricordo con Tasteyourescape! 🙂