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Che effetto farebbe cambiare la canzone di Ligabue “Ballando sul mondo” in “Pedalando il mondo”?
Per molti forse stonerebbe, altri storcerebbero il naso, ma per Chiara e Riccardo questo titolo avrebbe tutto un altro suono.
Lei, Chiara, neo ingegnere edile affetta da diabete di tipo 1 dall’età di 11 anni.
Lui, Riccardo, fotografo dall’animo curioso e riservato.
Loro, una coppia, che partendo proprio dalla malattia di Chiara, ha voluto lanciare un messaggio preciso “Con il diabete si può!”.
Cosa si può fare esattamente con il diabete?
Bè, si può condurre una vita quasi normale, avendo ovviamente tutte le accortezze del caso, come tenere monitorato costantemente il livello di glicemia e imparare a farsi autonomamente le iniezioni di insulina all’occorrenza.
Ma facciamo un passo indietro.. cos’ è il diabete?
Spesso lo diamo per scontato pensando di sapere tutto su questa patologia, ma non è così.
Io stessa prima di intervistare Chiara avevo le idee piuttosto confuse sulle cose da fare e su come andasse trattata.
Il diabete di tipo 1 è una malattia che in genere si manifesta nel periodo dell’infanzia e dell’adolescenza, anche se non sono rari i casi di insorgenza in età adulta.
Le cause non si sanno ancora con esattezza, ma di certo incide una predisposizione genetica.
E’ una malattia cronica, dove i livelli di zucchero nel sangue sono più elevati rispetto alla norma a causa dell’inadeguata o assente produzione di insulina.
Le cose da fare sono quindi:
- iniezioni di insulina quotidiane
- calcolo dei carboidrati
- autocontrollo della glicemia
Perché con il diabete l’equilibrio glicemico viene influenzato proprio da questi tre elementi: insulina, carboidrati e attività fisica.
All’età di 11 anni il pancreas di Chiara ha smesso di produrre insulina.
E da lì è iniziato il suo cammino con la malattia.
Il progetto
Per festeggiare la laurea, Chiara e Riccardo hanno deciso di farsi un regalo particolare: un viaggio da Trieste a Patrasso, interamente in bicicletta.
1600 km in 28 giorni.
Un’esperienza andata oltre le aspettative, tanto da far nascere loro l’idea di un progetto.
Il progetto si chiama “For a piece of cake” e aveva come obiettivo quello di raggiungere Singapore in bicicletta, partendo da Cesena, la loro città di origine.
Perché questo nome?
Perché per chi soffre di diabete di tipo 1 una fetta di torta non è una cosa così scontata e per poterla mangiare occorrono sacrifici e accortezze.
I dettagli dell’impresa
Affiancati da vari sponsor e supportati da amici e parenti, Chiara e Riccardo ce l’hanno fatta.
Hanno raggiunto Singapore in bicicletta.
Ci sono arrivati rincorrendo il caldo, la pioggia, la stanchezza, la debolezza, ma soprattutto con la forza e l’amore l’uno dell’altra.
21 paesi attraversati (Italia, Croazia, Slovenia, Bosnia, Serbia, Bulgaria, Romania, Moldavia, Ucraina, Georgia, Armenia, Iran, Emirati Arabi, Oman, India, Nepal, Myanmar, Thailandia, Cambogia, Malesia, Singapore)
17553 km percorsi
385 giorni
50 Km/giorno di media pedalati
Cosa ha comportato viaggiare in questo modo con il diabete
Grazie anche a strumenti tecnologici all’avanguardia, Chiara è riuscita costantemente a tenere monitorato l’indice glicemico.
Nella sua bicicletta aveva una borsa isotermica dove tenere l’insulina, che andava tenuta tra i 2-8°C per evitare di essere buttata e che ogni 72 ore richiedeva la necessità di un freezer.
Sempre ogni 3 giorni Chiara cambiava il set di infusione del microinfusore.
Viaggiare in queste condizioni certo è stato stancante, ma Chiara e Riccardo hanno trovato il loro metodo.
Evitando le ore più calde della giornata cercavano di pedalare al mattino per un massimo di 5 ore al giorno, in modo da avere poi il tempo per riposarsi e godere della bellezza dei posti che visitavano.
E ad ogni tappa ad attenderli c’era… la tanto desiderata fetta di torta.
Quella fetta di torta che per chi è affetto da diabete è spesso bannata.
Il diabete durante e dopo il viaggio
Durante il viaggio il fabbisogno giornaliero medio di insulina usato da Chiara è stato inferiore a quello che lei normalmente utilizza a casa e al rientro le è stato registrato un ottimale compenso della glicemia.
I posti che hanno regalato più soddisfazione
Non ci sono dubbi, parlando con Chiara e Riccardo i posti che li hanno riempiti di più a livello umano, sono quelli che a causa di preconcetti e di notizie spesso errate da parte dei media, non ti aspetti.
Nepal su tutti.
Nonostante i riflessi del recente terremoto si facciano ancora sentire, specie nella capitale Kathmandu, la gente è sempre sorridente e disponibile ad aiutarti. E poi i paesaggi sono quelli che hanno regalato a Chiara e Riccardo le maggiori emozioni.
Iran e Armenia.
Questi paesi spesso bistrattati e visti sotto cattiva luce, sono quelli che li hanno sorpresi maggiormente. Qui hanno trovato gente incuriosita dalla loro storia e pronta ad offrire loro un letto e un pasto caldo.
I posti invece più difficili
Dal punto di vista della strada percorribile la Thailandia è stata quella più ostica, insieme all’India, difficile da girare in biciletta a causa del traffico poco gestito e del suo essere caotica e spesso sporca.
L’insegnamento ricevuto
Viaggiare si sa, apre la mente e passare attraverso paesi così diversi sotto tutti i punti di vista, di certo ti fa apprezzare la bellezza del mondo.
Ma la cosa che più di tutte ha segnato Chiara e Riccardo è stato il contatto umano, il rapporto con le persone.
La voglia di dare anche quando si dispone di poco, il condividere con gli altri un posto letto o un cibo caldo. Questa è stata la costante del loro lungo viaggio.
La disponibilità delle persone.
Il messaggio da trasmettere
Avere il diabete non significa non vivere.
Si può condurre una vita normale, sotto tutti i punti di vista.
Non serve un allenamento particolare o essere maniaci dello sport per fare un’impresa simile.
Come ogni cosa, basta solo volerlo, e il resto spesso viene da sé.
E poi la condivisione della malattia.
Spesso se si soffre di una malattia o si è affetti da una patologia la cosa che viene d’istinto è quella di chiudersi a riccio e pensare che tutto è perduto.
Errore sacrosanto.
Questo è stato proprio uno dei messaggi che Chiara, con la sua impresa, ha voluto far emergere.
Imparare a convivere con la malattia, chiamarla con il suo nome, considerarla tale, per riuscire così ad affrontarla al meglio, anche in compagnia di chi soffre come te dello stesso problema.
Con il diabete di tipo 1 si può fare tutto, compreso viaggiare per 13 mesi ininterrotti e fare fatica, ma soprattutto si possono inseguire i propri sogni.
Progetti futuri
Per adesso è stata allestita una mostra fotografica a Cesena con alcuni scatti realizzati da Riccardo durante il viaggio (alcune foto di questo post sono proprio le sue).
Si spera poi in futuro di fare tanta informazione e divulgazione in scuole e centri specializzati.
Poi…la voglia delle due ruote di certo non passerà..
Se volete scoprire di più sull’avventura di Chiara e Riccardo potete visitare il loro sito www.forapieceofcake.com
Adoro queste storie di vita così fuori dal comune. Ammiro chi ha il coraggio di lanciarsi in queste avventure, lasciando il proprio porto sicuro e partendo verso l’ignoto. Brava, hai fatto bene a raccontare questa bella storia!